mercoledì 18 gennaio 2012

Quando i fanatici eravamo noi

Ho letto un interessante libro sull'immigrazione politica degli italiani in Belgio tra le due guerre.
Mi hanno impressionato alcune frasi, che mi hanno richiamato certi dicorsi sull'attuale immigrazione in Italia.

Ricordate quando ci fu il dibattito sulla scuola araba di Milano? Avete in mente i discorsi di chi teme imam fanatici che istigano i loro concittadini a non integrarsi? Beh, gli argomenti preferiti dalle riviste missionarie erano i consigli su come essere dei buoni cristiani e quindi stare attenti alle tentazioni del comunismo che andava combattuto così come l'ateismo. Ugualmente vengono abbordati anche temi più politici che potevano andare dalla stigmatizzazione dell'insegnamento laico in Belgio, al terrorismo antifascista.
In nota l'autrice sottolinea il fatto che il missionario [consacra] due colonne del suo bollettino per esortare i genitori italiani a mettere i loro figli nella scuola cattolica ed a ritirarli da quelle laiche.

Più attuale è il problema della sicurezza, dopo l'assassinio nei giorni scorsi dei due cinesi a opera di marocchini e del vigile milanese a opera di due rom. Nei giornali belgi la cronaca tra le due guerre precisa sempre la nazionalità dei delinquenti allorquando si tratta di Italiani. Questa abitudine finì per stabilire una specie di equazione per cui Italiano era uguale a criminale. [...] Viene anche loro rimporoverato di essere facili all'ubriachezza e [...] sono pure accusati di diffondere malattie veneree.
Ovviamente un'inchiesta condotta dal commissario capo del tribunale di Mons dimostra che la criminalità straniera è inferiore a quella belga e conclude che gli italiani sono soprattutto pericolosi per la fedeltà coniugale [!] ma non minacciano la moralità.

Infine, pensando a Hina o altre ragazze uccise per delitti di onore che, giustamente, tanto ci sconvolgono, mi fanno riflettere queste parole: la diversità di morale sessuale faceva sì che gli italiani rimanessero colpiti di esser giudicati così severamente all'estero per degli omicidi dovuti alla gelosia quando il delitto d'onore in Italia non era perseguibile.

A voi le riflessioni...

I testi citati provengono da Anne Morelli, Fascismo e antifascismo nell'immigrazione italiana in Belgio (1922-1940), 1987, Bonacci Editore. Rispettivamente p. 131, pp. 171-2 e p. 172.

un paese...o due..o tre... Già nel 1932!!

"All'inizio degli anni Trenta un fascista italiano constata che il solo problema "politico" capace di interessare i Belgi è la questione linguistica: ciò che maggiormente occupa e preoccupa i politicanti è la lotta nazionale per l'eterna contesa fra fiamminghi e valloni. Dopo un secolo di "unità" il Belgio è disunito più che mai: sono due razze, due culture, due lingue, due mentalità che si affrontano ogni giorno. (E. Menapace, tra i fuorusciti, s.d. Les Imprimeries générales, Parigi, 1932, p. 62)."
"Fascismo e antifascismo nell'immigrazione italiana in Belgio (1922-1940), 1987, Bonacci Editore, pp. 231-2.

domenica 15 gennaio 2012

patchwork stradali

Ora ho capito perchè i marciapiedi di Bruxelles sono tutti fatti in un simpatico pavé (o mattonelle di vario tipo) e non di liscio asfalto, con somma gioia dei nostri amici trolley.  Dev'essere, presumo io, una motivazione di gestione dei servizi.
L'ho pensato quando sono venuti a installarmi internet a casa. Non essendoci ancora la nuova centralina adsl-non-so-più-quale-versione dovevano installarne una nuova. Pensavo avrebbero smanettato solo in cantina, invece han dovuto bucare il marciapiede per fare passare non so quali cavi. Si son piazzati in due con scalpellini e martello e hanno "smontato" un quadrato  composto da vari pezzi di pavé. Dopo un paio d'ore son scesa a controllare il procedere dei lavori e stavano ricoprendo il buco con terra e altro (mi pare fosse bitume). Hanno ricomposto i pezzi di pavé uno vicino all'altro e sono andati lasciando un po' di terra in giro e i chiari segni di un lavoro recente.

In fondo un'idea non male. In Italia, se avessero dovuto sfasciare il marciapiede, poi avrebbero dovuto ricolarci sopra l'asfalto, un lavoro non proprio di 2 ore. E inoltre fra qualche giorno le tracce del lavoro saranno scomparse, a differenza dei patchwork di asfalto sui nostri marciapiedi.
Insomma... mi piace!

giovedì 12 gennaio 2012

lo vuole già digerito?

Che per carità, oggi andiamo tutti di corsa.
Ma le due fette di pane con già spalmata sopra la crema all'aglio ed erbe aromatiche, il tutto imbustato in una simpatica busta di plastica... mi pare un tantino eccessivo!

mercoledì 11 gennaio 2012

Giochiamo a Tabù. La parola proibita è...

A fine dicembre passavo davanti a una vetrina nel centro di Milano, quando l'occhio mi è caduto su un cartello che parlava direttamente a me, donna della strada.
Ammiccante, elusivo, mi strizzava l'occhio, facendomi partecipe di un segreto che solo io tra tutti avrei potuto cogliere e capire!
Questa intimità mi ha reso partecipe di una ristretta élite, l'unica in grado di comprendere quel sottile messaggio: "noi li stamo già facendo..."


Avrei voluto essere un finanziere.
Ed entrare a chiedere "Salve, cosa state già facendo? Feste? Dolcetti per tutti?"

martedì 10 gennaio 2012

non vorrei rinascere abete...

Si parla sempre male dell'Italia, però io a Milano non ricordo una tale ecatombe di alberi di Natale.
Sono ormai passate due settimane dal 25 dicembre e ancora Bruxelles ogni giorno sputa sui marciapiedi tristi alberi mozzati. I più ironici quantomeno li "piantano" nelle aiuole (peccato li abbiate comprati senza radici!), altri li legano ai pali (!) ma i più li lasciano per strada. Che qui, per carità, la pattumiera la si lascia per strada e passano a raccoglierla, ma fare quotidianamente lo slalom tra cadaveri di alberi di Natale è un po' sconsolante. In un altro altrove quantomeno li riusano!